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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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718. Er poveta ariscallato1

 

Accidenti, per dio! cuesta è la prima
che mm’è ssuccessa in ventottanni e mmezzo.
Cosa ve dole ? v’ho llevato un pezzo
de nobbirtà? vv’ho dditto una bbiastima?2

 

Pe dduparole che ssò entrate in rima
fate sta puzza,3 e jje roppete er prezzo,4
dànnome5 der gruggnaccio verd’e mmezzo,6
cuanno oggnuno Iddio sa ccosa me stima!

 

A mmé ttisico marcio! a mmé cceroto!
a mmé stinchetto co cquarcantra cosa,
che vve conzòli un fir7 de terramoto!

 

Io c’ho una guancia tanta appititosa,
che ssi viè Rraffaelle Bbonaroto
la pijja a ccalo8 pe ccolor de rosa!

 

Roma, 9 gennaio 1833 - Der medemo

 




1 Riscaldato, irato.

2 Bestemmia.

3 Chiasso, bravata.

4 Date in escandescenza, prorompete, ecc.

5 Dandomi.

6 Mezzo, colla e stretta e con le zz aspre: vizzo.

7 Un fil.

8 Il pretendere a calo è frase appartenente a quel contratto, che si fa comperando la cera in candele pel solo prezzo della parte da consumarsi, rendendo poi il resto.

 

 






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