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753. Dommine-covàti1
A
Ddommine-covàti sc’è un ber zasso
piú bbianco d’una lapida de latte,
cor un paro d’impronte de sciavatte,2
che ppareno dipinte cor compasso.
Llí,
un giorno, Ggesucristo annanno3 a spasso,
trovò ssan Pietro, che, ppe nnun commatte4
cor Re Nnerone e st’antre teste matte,
lassava a Rroma er zu’ Papato grasso.
«Dove
vai, Pietro?»,5 disse Ggesucristo.
«Dove me pare», er Papa j’arispose,
come avería risposto l’Anticristo.
Io
mó nun m’aricordo l’antre cose;
ma sso cch’er zasso ch’io co st’occhi ho vvisto
Cristo lo siggillò cco le carcose.6
Roma, 15 gennaio 1833
1 Domine quo
vadis, piccola chiesa suburbana sulla Via Appia. È tradizione che
san Pietro, fuggendo Roma e il martirio, ivi incontrasse il Maestro, e gli
dicesse: Domine, quo vadis?, e che rispostogli da Cristo: Eo
Romam iterum crucifigi, egli, vergognoso della sua pusillanimità,
ritornasse indietro e v’incontrasse la morte.
2 Ciabatte.
3 Andando.
4 Combattere.
5 Qui s’intende che la ignoranza
dell’interlocutore confonde i fatti tradizionali.
6 Le calcóse:
vocabolo romanesco antiquato, sinonimo di «scarpe». La pietra, di cui qui
si parla, conservasi ivi presso, nella Chiesa di San Sebastiano.
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