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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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770. Er Papato

 

Chi discessi,1 fijjoli, ch’er Papato
a sti tempi è un boccone da invidiallo,
diría2 spropositoni da cavallo
e ppotria risicà ddèsse impalato.

 

Oggi un Papa, la quale è ddiventato
come chi ppijja carte su lo spallo,
che ssucchia l’ovo3 come avessi un callo,4
dev’èsse compatito e nnò invidiato.

 

E ddevèsse accusí, pper dio de leggno,
perché sto servitor de servitori
nun porta per un cazzo5 er zutrerreggno.

 

Cuello è un zeggno de pena e dde dolore,
un vero seggno de passione, un zeggno
de la coron6-de-spine der Ziggnore.

 

Roma, 17 gennaio 1833

 




1 Dicesse.

2 Direbbe.

3 «Succhiar l’uovo»: tirare dentro il fiato in segno di dolore.

4 Un callo doloroso.

5 Per nulla.

6 Coron per corona: apocope usata dai nostri volgari in perifrasi sacre specialmente, cioè la coron-de-spine, la coron -de-la-madonna, etc.

 

 






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