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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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772. La porpora

 

Ch’edè1 er colore che sse vede addosso
a ste settanta sscimmie de sovrani?
, lladdimanno2 a vvoi: ch’edè cquer rosso?
sangue de Cristo? : dde li cristiani.

 

È er zangue de noi poveri Romani
che jje curre a li piedi com’un fosso,
cuanno sce3 danno in gola cor palosso4
come se fa a le pecore e a li cani.

 

Ner zangue de noi pecore sta a mmollo
cuella porpora infame; e a nnoi sta sorte
tocca, per dio, da presentajje er collo.

 

Epperò le patente de sta Corte
ttutte in carta-pecora e ccor bollo:
che pprima bbolla,5 e ppoi condanna a mmorte.

 

Roma, 17 gennaio 1833

 




1 Che è.

2 Lo dimando.

3 Ci.

4 Stocco.

5 Bollare, nel senso più ovvio ai Romaneschi, significa «togliere altrui il danaro con male arti».

 

 






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