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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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786. Ciancarella

 

Cosa dite?! Io sposà cquela zoppaccia?!
Che?! a mmé cquer Toto-tuppete?1 sbajjate:
vojjo stajole2 dritte io pe annà a ccaccia:
me piasceno le scianche3 arissettate.4

 

Avanti de pijjà ste ssciabbolate5
io me vorebbe6 ssegà le bbraccia:
vorebbe prima un’indurgenza in faccia
co mmille quarantine7 de sassate.

 

Nu la vedi, per cristo, come ggioca
de griffo e dde risbarzo8 sta naticchia?9
nu la vedi, per dio, come arïoca?10

 

Nu le scibba11 mïodine12 ste freggne
che cce vojji13 la zeppa e la cavicchia
pe mmetteje d’accordo er zalissceggne.14

 

Roma, 19 gennaio 1833

 




1 Far tuppete, cioè cadere. Toto tuppete dicesi a chi cade.

2 Staggi di reti: qui «gambe».

3 Gambe.

4 Rassettate, composte.

5 Sciabla per «gamba torta».

6 Vorrei.

7 Sono assai note le romane indulgenze di «tanti anni e altrettante quarantene».

8 Giuocare di posta e di balzo: metafora presa dal giuoco della palla: qui «andar balzellon balzelloni».

9

10 «Riocare», per «ripetere il già fatto»: translato tolto dal così detto e stampato nobile et diletteuole givoco dell’ocha.

11 «Cibarsi una cosa»: sorbirsela: prenderla suo malgrado.

12 La mia persona.

13 Ci voglia.

14 Saliscendo.

 

 






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