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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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803. L’orazzione a la Minerba1

 

Vergine bbenedetta der Rosario2
voi che ccon zette spade3 immezzo ar core
v’incontrassivo4 a vvede5 er Redentore
a mmorí mmorto in crosce in zur carvario;

 

moveteve a ppietà dd’un zervitore
che jjamanca6 inzinenta7 er nescessario:
fateje cressce8 un scudo de salario
pe ppagà la piggione all’esattore.

 

Voi lo sapete ch’io servo un prelato
che mm’ha ppromesso in oggni ammalatia
de lassamme,9 si mmore,10 ggiubbilato.

 

Duncue, o bbeata vergine Mmaria,
benedite la vojja che ha mmostrato:
riccojjetelo11 presto; e accusí ssia.

 

Roma, 21 gennaio 1833

 




1 Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, così detta dall’antico tempio edificato da Pompeo a quella Dea della Sapienza. Appartiene ai frati della Inquisizione. Quali successori alla Dea della Sapienza!

2 Ivi si presta gran culto alla Vergine del Rosario.

3 Confusione dell’Addolorata colla Madonna del Rosario.

4 V’incontraste.

5 Vedere.

6 Gli manca.

7 Sino.

8 Fategli accrescere.

9 Lasciarmi.

10 Se muore.

11 Raccoglietelo.

 

 






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