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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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805. San Cristofeno

 

San Cristofeno è un zanto grann’e ggrosso
un po’ ppiú dd’un facchino de Ripetta,1


che a ppiedi scarzi2 e cco le ggente addosso
passava un fiume come la bbarchetta.3

 

Forzi4 sto fiume sarà stato un fosso,
o una pianara,5 oppuro una vaschetta:
ma io nun posso dilla6 a vvoi, nun posso,
che ttal’e cquale a mmé mm’è stata detta.

 

Ecchete un giorno un regazzino bbionno:7
lui lo passò, ma ddoppo duzampate
san Cristofeno grosso annava a ffonno.

 

«Per cristo! e ccosa 8 ste bbuggiarate»,
strillava er Zanto; «e cche cciò9 addosso, er Monno?!
Fregheve, fijjo mio, come pesate!».

 

Roma, 21 gennaio 1833

 




1 Il porto di Ripetta sul Tevere, dove approdano le barche del vino e del carbone.

2 Scalzi.

3 Si allude alla barca di traghetto, fissata a Ripetta.

4 Forse.

5 Le piene d’acqua che scorrono per le strade di Roma in tempo di pioggia.

6 Dirla.

7 La pia tradizione vuole che fosse il Redentore apparsogli sotto forme di fanciullo.

8 Sono.

9 Ci ho.

 

 






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