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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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806. Lo Spaggnolo

 

A un Spaggnolo, che1 ttutto ar zupaese
era uguale c’a Rroma, o assai ppiú bbello,
gujje, colonne, culiseo, castello,
palazzi, antichità, ffuntane e cchiese,

 

io vorze2 fajje3 un giorno un trucchio4 bbello
pe pprovà dde levajje ste pretese:
aggnede5 a la Ritonna,6 e llí mme prese7
un ber8 paro de mmànnole9 d’aggnello.

 

Le metto in d’uno stuccio, e ppoi lo chiamo.
Dico: «Vedete voi sti ducojjoni?
li dua soli che ttieneva Adamo».

 

A sta bbotta lui parze un po’ imbriaco:
poi disse: «cuesti cqui ssò rreliquioni;
ma ar mi’ paese avemos er caraco».

 

Roma, 21 gennaio 1833

 




1 Il relativo che serve ai Romaneschi indeclinabile per tutti i casi.

2 Volli.

3 Fargli.

4 Scherzo da scaltro.

5 Andai.

6 Piazza della Rotonda (il Pantheon) dove trovansi moltissimi venditori di vettavaglie.

7 Presi.

8 Bel.

9 Mandorle.

 

 






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