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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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828. Er festino de ggiuveddí ggrasso

 

Tra ttante secchità,1 ttra ttanti ggeli,
essenno2 nescessario un po’ de callo,3
ggiuveddí a ssera sc’è4 un festin de bballo
drento a la frateria de la Resceli.5

 

Dove stroppieno in Coro li Vangeli,
fra Ffottivento e ’r Padre Bbuggiarallo
accoppieranno una gallina e un gallo
tra li frati pelosi e ssenza peli.

 

Accoppiati un patrasso e un fratiscello,
s’uprirà a ssòno d’orgheni6 er festino
co la lavannarina e ’r sartarello.7

 

Se bballerà ttutta la notte, inzino
ch’er Generale a ssòn de campanello
rifarà ttutti maschi a mmatutino.

 

Roma, 25 gennaio 1833

 




1 Siccità.

2 Essendo.

3 Caldo.

4 C’è.

5 Il Convento di S. Maria in Ara-Coeli degli zoccolanti, sul Campidoglio, dov’era il tempio di Giove Capitolino.

6 Vedi, per la intelligenza di questo passo, il Sonetto... verso...

7 La lavandarina e il saltarello, due specie di balli popolari.

 

 






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