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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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872. La lita1 dell’orto

 

Er padre suo bbonanima2 cuellorto
me lo vennette3 lui mentr’era vivo
e ggià ccurreno ottanni da che è mmorto
ch’io l’ho scritto ar Castrato4 e llo cortivo.5

 

Cuantecchete,6 ch’edè?7 scappa sto storto,
e mme scita8 a ppagà er quantitativo.
E er giudisce, ch’è un prete, me ttorto,
discenno9 ch’er contratto era allessivo.10

 

Cento scudi pe un orto che vva a mmille
protenne11 lui che ssò ccómprite12 ladre
da facce un baffo sopra13 e dda punille,14

 

E a Ggiacobbe, che un piatto de lenticchia
je crompò ttutto l’asso15 de su’ padre,
chi jje l’ha mmessa mai stantra16 cavicchia?17

 

Roma, 8 febbraio 1833

 




1 Lite.

2 Di buona memoria.

3 Vendé.

4 Catastro, come chiamasi in Roma il Catasto.

5 Coltivo.

6 Quanto eccoti.

7 Che è?

8 Cita.

9 Dicendo.

10 Lesivo.

11 Pretende.

12 Compere.

13 Da cassarle, annullarle.

14 Punirle.

15 Asse: patrimonio.

16 Altra.

17 Eccezione.

 

 






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