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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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875. La rinunzia de su’ Eminenza

 

Ciavemo1 su a Ppalazzo un Cardinale1a
c’ha ppe ppadrone un nostro Romanello,1b
e ffra ttutte le cariche papale
tiè er posto er piú maggnàtico e ’r piú bbello.1c

 

Ma rrinunzianno2 er posto prencipale
per annà a ffà er guardiano d’un cancello,3
dimanno4 a vvoi si nnun starebbe male
addirittura in ner core5 der ciarvello.

 

Zitti, però, cché nnun rinunzia un cazzo;
e cquann’anche volessi6 da gabbiano7
un carcio8 a cquella viggna9 de Palazzo,

 

in zu lo scrive,10 er Romanello nostro
je sfilería11 la penna da la mano
sbaffannoje12 le deta13 co l’inchiostro.

 

Roma, 9 febbraio 1833

 




1 Ci abbiamo: abbiamo.

1a Card. Bernetti.

1b Paolo Massani.

1c Segretario di Stato.

2 Rinunziando.

3 Cancelliere di S. C.

4 Dimando.

5 Nel mezzo.

6 Volesse.

7 Sciocco.

8 Calcio.

9 Cosa comoda e fruttuosa.

10 In sullo scrivere.

11 Sfilerebbe.

12 Sbaffandogli: baffo per «frego».

13 I diti.

 

 






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