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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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881. La schizziggnosa1

 

Io te sto ssempre appresso, e ttu, Ggiascinta,
m’arivorti2 le spalle, e ffai la tonta.3
Tu ddichi ch’io bbirbo; e ttu ssei finta:
chi è ppiú bbirbo de noi? famo la conta.

 

Tu ssei la bbirba, fijja, e dde che ttinta4
ché vvedennome5 in callo6 pe la monta,
e nnun volenno7 mai dàmmela8 vinta,
ciài9 sempre a mmano cuarche scusa pronta.

 

Un giorno è lla Madonna de l’Assunta:
un antro10 hai sonno, e ssò11 bbuscíe de pianta:
un antro er coso mio tiè ttroppa punta.

 

ssei zitella! Ahú,12 «Ffiore de menta,
cuanno vierà cquela ggiornata santa
ch’er prete ve dirà: Ssete contenta?».13

 

Roma, 10 febbraio 1833

 




1 La schizzinosa.

2 Mi rivolti.

3 Stupida.

4 E di qual peso! e di che grado!, ecc.

5 Vedendomi.

6 Caldo.

7 Volendo.

8 Darmela.

9 Ci hai: hai.

10 Altro.

11 Sono.

12 Il seguente è un ritornello. Vedi il Sonetto...

13 Siete contenta? Formula di interrogazione che fa il sacerdote negli sponsali.

 

 






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