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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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882. La Caccia de la Reggina1

 

’Na Regginella annanno2 in portantina
a ccaccia in d’una macchia ariservata,
vede una bbestia nera che ssinchina
fra le frasche, e cce3 resta arimpiattata.

 

Presto pijja la mira la Reggina,
e, ppúnfete, je ’n’archibbusciata;
e ggià ssu cquella bbestia mmalandrina
tiè la siconna4 bbotta preparata.

 

«Oh ddio, sagra Maestà, nnun m’accidete»,
strillò una vosce for de la verdura:
«io nun 5 un porco, Artezza mia, un prete».

 

La Reggina a sto strillo ebbe pavura;
e jje disse: «Aló, in gabbia;6 e imparerete
a spaventamme in corpo la cratura».

 

Roma, 10 febbraio 1833

 




1 Questo fatto veramente accadde presso Sorrento, dove cacciava all’uso reale la moglie di Francesco i Re del Regno delle due Sicilie.

2 Andando.

3 Ci.

4 Seconda.

5 Sono.

6 In carcere. La Regina difatti condannò il prete-porco ad un tempo di reclusione entro un convento per averle fatto paura nel gridare mercé.

 

 






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