Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

885. Er dispetto

 

Io riparlà cco llui?! che? Mme ne fotto.
Nu lo sai che mm’ha ffatto cuer ruffiano?
Disse «Lello, una presa»; e io gabbiano
je presento la scatola de bbotto.

 

Lui stenne justa-solito1 la mano,
ippisi-fatto(1) poi la passa sotto,
e llí ssan-bruto(1) me je un cazzotto
che mme la fa zzompà2 ddumía3 lontano.

 

Ciavevo4 messo allora tre bbaiocchi
de mezzo Sanvincenzo e mmezzOlanna,
che mme volorno5 in bocca e ddrent’all’occhi.

 

Tutto pe ccorpa6 ggià de chi ccommanna,
che nun che sse portino li stocchi,
dove che cce voría bbainetta7 in canna.

 

Roma, 11 febbraio 1833

 




1 Iuxta solitum: ipso facto: ex abrupto. L’esempio continuo delle tante frasi latine delle quali in Roma si fa tanto sciupinio, seduce e addottrina anche i plebei.

2 Saltare.

3 Miglia.

4 Ci avevo.

5 Volarono.

6 Colpa.

7 Baionetta.

 

 






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License