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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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893. Ar pittore

 

Caro sor Bonascópa,1 a la grazzietta.
Voi che ffate li cquadri a ssotto-scianca,2
dico, diteme un po’, cquanto sciamanca3
a sporcà sta mi’ stanzia bbenedetta?

 

Me pare ch’è un ber pezzo che ssaspetta,
e ssarebbora de passà la bbanca.4
Eh cchi ssete, un pittore o un artebbianca,5
che vve pijji, diograzzia, una saetta?

 

Pe cquattro sgraffi schiccherati a sguazzo6
nun avería mai creso7 d’impiegacce8
tutte ste cuattro tempore der cazzo.

 

Che cciavete9 a le mano, le legacce?
State a mmette li conzoli in palazzo,
sor sbaffa-culi, sor impiastra facce?

 

Roma, 13 febbraio 1833

 




1 Ai cattivi pittori si il nome di Michelangiolo Bonascopa per parodia di Michelangiolo Buonarroti.

2 A sotto-gamba: con estrema disinvoltura: con somma facilità.

3 Ci manca.

4 «Passar la banca» vale «venir la sua volta».

5 Venditore di minestre ed altre minutaglie.

6 Freghi fatti giù a guazzo.

7 Creduto.

8 Impiegarci.

9 Ci avete.

 

 






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