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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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932. Giuveddí ssanto

 

Fa’... che ggusto!... spi... Zzitto! ecco er cannone!
Abbasta, abbasta, , ccaccia l’uscello.
Nu lo senti ch’edè? spara Castello:1


seggno ch’er Papa sta ssopra ar loggione.2

 

Mettémesce3 un’e llantro in ginocchione:
per oggi contentàmesce,4 fratello.
Un po’ ar corpo e un po’ all’anima: bberbello:5
pijjamo adesso la bbonidizzione.

 

Quanno ch’er Zanto-padre arza la mano,
pòi in articolo-morte6 li conti
a ggruggn’a ggruggno coll’inferno sano.

 

E nnun guasta che nnoi semo a li Monti,7
e ’r Papa sta a Ssan Pietr’in Vaticano:
oggi er croscione suo passa li ponti.8

 

Roma, 4 aprile 1833

 




1 La Mole Adriana, oggi Castel S. Angelo.

2 La gran loggia nella facciata di San Pietro in Vaticano, donde il Pontefice amministra la solenne benedizione al popolo foltamente adunato sulla gran piazza.

3 Mettiamoci.

4 Contentiamoci.

5 Bel bello.

6 In articulo mortis, frase di molto spaccio in questa capitale dell’orbe cattolico.

7 Uno dei rioni di Roma molto discosto dalla così detta Città Leonina, oggi Rione di Borgo, dove sorge il Vaticano che è di dal Tevere.

8 È qui opinione che alcune benedizioni papali, in certi giorni, restino efficaci solamente inter praesentes, e alcune altre si estendano a tutto il resto della città, e poi corrano pel mondo sin che non siano stanche o non trovino qualche ostacolo.

 

 






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