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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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963. Le donne bbone, e le bbone donne1

 

Donne mie care, avetesce2 pascenza:
io ve porto pe mmé un amor da cane;3
me ve vorrebbe4 tutte a la cusscenza;
e avanti a vvoi5 rinegherebbe6 er pane.

 

Ma ppuro,7 fra mmé e vvoi in confidenza,
bbecche8 vve maggnerebbe9 sane sane,
sii detto co la bbona e cculiscenza,10
sete in grazzia de ddio troppe11 puttane.

 

Lassamo da una parte la Madonna,
ch’è un zanto che nun è dda nominasse,12
e annàtemene a ttrova13 la siconna.14

 

De le bbone, fra llarte e ffra le bbasse,
ammalappena su sta terra tonna
ce ne ccento secche e ccento grasse.

 

Roma, 16 maggio 1833

 




1 Buona donna, dicesi a una bagascia.

2 Abbiateci.

3 Un amore estremo.

4 Vorrei.

5 Piuttostoché voi.

6 Rinegherei.

7 Pure.

8 Benché.

9 Mangerei.

10 Con buona licenza.

11 Troppe, per «troppo».

12 Nominarsi.

13 Trovare.

14 Seconda.

 

 






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