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971. La diliggenza nova
Io,
dijje1 a cquela testa de cucuzza
de la sposa der fijjo de Vincenza,
c’ho vviaggiato una vorta in diliggenza
inzin’a un po’ ppiú in zú dde la Merluzza.2
E
cche llí bbisoggnava, co lliscenza,
tiené le chiappe, pe ssentí cche ppuzza
de vacchetta e vvernisce! E llei sce ruzza3
a scramà4 che la pippa è una schifenza.
Tre
ggiorni prima che lle’ usscissi in zanti,5
je s’incordò la panza p’er sospetto
ch’io je fuss’ito co un zicàrio6 avanti.
Pènzete7
dunque che ssaría de lei,
si jj’entrassi8 de posta9 sott’ar letto
la diliggenza mia cor tir’a ssei.
Terni, 27 maggio 1833
1 Dirgli,
per «dille».
2 Luogo a quindici miglia da Roma, sulla
Via...
3 Ci scherza.
4 Esclamare.
5 Che ella uscisse in sanctis. Le donne,
dopo i quaranta giorni del puerperio, vanno a farsi purificare in chiesa
coll’acqua-santa di cui il prete le asperge dietro la offerta di una candela,
successa all’antico paio di colombe: e ciò chiamasi «uscire in sanctis ». Per
tutto il lasso del detto puerperio, le romane almeno, non possono patire odori
di sorta, senza grave rischio di vita, al che contribuisce spesso la fantasia.
6 Sigaro,
zigaro o cigaro.
7 Pènsati.
8 Se gli (le) entrasse.
9 Tutto
ad un tratto.
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