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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1000. L’aricompenza

 

Gni1 prete, predicanno2 pe le cchiese,
disce: «Cchi bbene fa, bbene aritrova».
, ssur cazzo, io risponno. A sto paese
ss’è inventata una ggiustizzia nova.

 

Ste meravijje se3 saranno intese
quanner er gallo che ffetava l’ova.
Ma dda cch4 er Governo è un Maganzese,5
si6 mmiracoli fai manco te ggiova.

 

Specchiateve in Antonio. Stammatina,
perché ammazzò la mojje (che arfinera
carne sua) nun è annato in quajjottina?7

 

Ecchelo8 er ber9 compenzo, e in che maggnera10
s’è ppremiato er Cristiano che pper dina11 portò ar piede der Papa una bbanniera.12

 

28 ottobre 1833

 




1 Ogni.

2 Predicando.

3 Si.

4 Da sì che: da quando.

5 Vocabolo di origine classica, che vale «fedifrago».

6 Se.

7 Ghigliottina.

8 Eccolo.

9 Il bel.

10 In qual maniera.

11 Per dina, sostituzione a «per dio».

12 Ne’ fortunosi giorni del febbaio 1831, una numerosa masnada di Romani de’ rioni Monti e Borgo fece e portò a far benedire dal Papa una bandiera di religione. Il vessillifero (un tal Pericoli, carrettiere montigiano) accoltellò poco dopo la moglie, e poi così ferita la chiuse in una camera, perché morisse senza soccorso. Di che fu egli giudicato e ne andò al patibolo, con grave maraviglia e scandalo de’ suoi confratelli difensori della fede del 1831.

 

 






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