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1029. La Terra e er Zole
Ggira
er Zole o la Terra? Uh ttatajjanni1
imbottiti
de rape e ccucuzzole!
Abbasterebbe a gguardà inzú, bbestiole,
senza stasse2 a ppijjà ttutti st’affanni.
Invesce
de spregà ttante parole,
dite, chi è cche dda un mijjone d’anni
essce sempre de dietro a Ssan Giuvanni
e vva ddietr’a Ssan Pietro?3 eh? nnun è er Zole?
Ch’edè4
cquer coso tonno5 oggni matina
che vve passa per aria su la testa?
Dunque è la terra o ’r Zole che ccammina?
Sippuro6
nnun è er dubbio che vve resta,
vedenno7 oggni Minente8 e oggni paína9
nun poté arregge10 a ttiené ggiú la vesta.11
27 novembre 1833
1 Stolidi.
2 Starsi.
3 Chiese de’ due Santi,
prese pe’ due punti orientale e occidentale di Roma.
4 Che
è?
5 Quell’oggetto rotondo.
6 Seppure.
7 Vedendo.
8 Donna del volgo,
specialmente di alcuni rioni.
9 Cittadina.
10
Non poter reggere, riuscire.
11 A tener giú la
vesta. La malizia del nostro romanesco riproduce in certo modo le obiezioni
vecchie de’ frati intorno agli uomini a capo-in-giù, ai pozzi rovesciati, e a
tante altre luminose considerazini che fruttarono la frusta inquisitoriale a
Galileo Galilei. Vorremo noi dire che fosse quello il primo e l’ultimo errore
de’ frati e de’ loro confratelli da chierca?
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