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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1036. Er rimedio der cazzo1

 

Dímoje2 marfrancese3 a sto fraggello
oppuro scolazzione o ggomorrea,
fatt’è ch’è stata una gran ladra idea
d’attossicacce4 un gusto accusí bbello.

 

Bbastassi5 ar meno quer che ffesce quello,6
c’avanti d’ingrufasse7 Dorotea,
un giorno pijjò un po’ de vallonea,
aggnéde8 a ccasa e sse conciò l’uscello.9

 

Che nnariccorze?10 Un ber par de cojjoni.11 Co ttutta la su’ concia ariverita,
sce12 s’empí de pulenta13 e dde tinconi.

 

Senza contacce14 poi trallantri mali,
ch’un omo co sta concia pe la vita,
si ha mmojje, c’ha da ? ffijji o stivali?

 

2 dicembre 1833

 




1 Equivoco di rimedio da nulla.

2 Diciamogli.

3 Mal francese.

4 D’attossicarci.

5 Bastasse.

6 Fece quello. Fu il marchese Giuseppe Origo, colonnello dei vigili per gl’incendi.

7 D’ingrufarsi: di comprimere.

8 Andò.

9 L’uccello. Vedi il Son...

10 Che ne raccolse.

11 Un bel paio, ecc, nulla.

12 Ci.

13 Di gonorrea.

14 Contarci.

 

 






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