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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1044. L’angonìa der Zenatore1

Sonetti 4

 

Che ffarà a Rroma er popolo romano
adesso che jje more er Zenatore?2
Come faranno, adesso che llui more,
li vassalli de Cori e Vvitorchiano?3

 

Che ffarà adesso er povero sovrano
der Vicario de Ddio nostro Siggnore,
senza sta prima carica d’onore
che lo vadi a sserví dda lavamano?4

 

E ccome se farà ggiuveddí-grasso,
che nun ce sarà ppiú cchi bbatti er Corzo
fra le carrozze che jje danno er passo?5

 

Quieti pe ccarità, cché, llui crepato,
nun mancherà de scerto un antro torzo6
da méttelo7 a la testa der Zenato.

 

9 gennaio 1834

 




1 L’agonia del Senatore.

2 Il principe don Paluzzo Altieri.

3 Vitorchiano, Cori…, sono quattro feudi del popolo romano in massa, rappresentato dalla Camera Capitolina.

4 Vedi il Son....

5 Il primo giorno di carnovale e il giovedí-grasso, il Senatore, in forma pubblica, batte, come si dice il Corso, passando col suo seguito di cocchi per mezzo alle due file di carrozze che lo percorrono.

6 Un altro torzo. Prova superlativa della di lui dappocaggine e pusillanimità si ebbe ne’ torbidi civili del 1831, ai quali egli come primo magistrato del popolo e generalissimo della guardia urbana avrebbe potuto dare una direzione che ristaurasse in qualche modo il Senato dalle usurpazioni de’ Papi. Il Senatore al primo sospetto di movimenti popolari, si chiuse nel palazzo e ne fece puntellare i portoni.

7 Da metterlo.

 

 






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