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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1049. L’anima bbona

 

Quello?! Ma ppropio lui?! Jeso,1 che ssento!
Io casco dalle nuvole, Terresa.
Quer vecchietto che stava sempre in chiesa
inginocchione avanti ar Zagramento?!

 

Un quartino,2 a una scatola che ppesa
quattr’onc’e mmezz’e ppiú dde sol argento!
Ggnente de meno ch’er mille pe ccento!
Oh questa è la prima che ss’è intesa.

 

Fregheli, che assassini che sse danno!
ste lusúre,3 e ppoi maggnasse4 er peggno
l’istesso ggiorno che ffinissce l’anno!

 

Uh ffuss’io5 Papa! a stanimacce porche
je vorebbe imparà ssi dde6 che lleggno
se frabbica7 la scala de le forche.

 

10 gennaio 1834

 




1 Gesù.

2 Il quartino era moneta d’oro del valore di cinque paoli, e si chiamava così pel suo rappresentare la quarta parte di uno zecchino romano. In oggi non n’è restato che il nome nel volgo, il quale ignorandone pure l’antica reale esistenza, intende di esprimere con esso puramente un valor convenzionale di baj.50.

3 Fare queste usure.

4 Mangiarsi.

5 Fossi io.

6 Gli vorrei insegnare se di che, ecc.

7 Si fabbrica.

 

 






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