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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1058. Le faccenne1 der Papa

 

Fra ttanti sturbi, er Papa s’è anniscosto
ner Palazzo-der-Papa, e llà in giardino
spasseggia, fischia, e ppoi ruzza2 un tantino
cor un prelato suo garbàt’e ttosto.3

 

Lo porta a un gioco-dacqua accostaccosto
e tte lo abbaggnà ccome un purcino;
e arriva ar punto de mettéjje4 infino
drent’in zaccoccia li pollastri arrosto.

 

De le vorte4a lo pijja sott’ar braccio,
poi je fa la scianchetta,5 e, ppoverello,
je leva er piommo6 e jje fa ddà un bottaccio.7

 

Accusí er Papa se8 diverte; e cquello
s’ammaschera da tonto9 e ffa er pajjaccio
pe mmerità l’onore der cappello.

 

15 gennaio 1834

 




1 Faccende.

2 Scherza.

3 Garbato e tosto: modo schernitivo o di celia. Questo prelato garbato e tosto è monsignor Soglia, Elemosiniere SS.mo.

4 Di mettergli.

4a Alle volte: talvolta.

5 Gli fa la cianchetta: la gambetta. Far la gambetta è «interporre una propria gamba fra le altrui nel momento del moto, onde farlo inciampare».

6 Gli leva l’appiombo.

7 Gli fa dare (fare) una caduta.

8 Si.

9 Affetta il semplice.

 

 






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