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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1063. Li guai de li paesi

 

Cquaggni duggiorni o ttre ppe ssittimana
c’ar padrone jarriva la gazzetta,
nun ze sentantro a ddí1 cche la Fajetta
scombussola la Francia sana sana.

 

Pussibbile,2 per dio, c’a sta puttana
nun j’abbi da pijjà mmaina saetta!
Nu l’impiccheno mai sta mmaledetta,
che vvò atterrà la riliggion cristiana?

 

L’istesso è dde l’Ingresi co cquer Billo:
ché sto ladro futtuto l’arrovina
e ancora nun arriveno a ccapillo.3

 

Bbenedetta la Corte papalina,
che ar meno questo cqui bbisoggna díllo4
ppane ar boja e sse mantiè rreggina!

 

17 gennaio 1834

 




1 Non si sente altro a dire.

2 Possibile.

3 A capirlo. Se è compatibile un plebeo di aver preso il Generale Lafayette per una donna, che dovrà dirsi dell’Eminentissimo Capelletti (già Governatore di Roma, vice Camarlingo di Santa Chiesa e Direttore generale di Polizia) il quale si scagliò con veementi parole contro quel rivoluzionario di Monzù Bill d’Inghilterra, al tempo della riforma parlamentaria?

4 Dirlo.

 

 






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