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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1099. La regazza schizziggnosa1

 

Adàscio:2 adàscio!: ehéi, nun v’inquietate:
via, nu lo farò ppiú, bbona zitella.
Che sso!3 Ffussivo4 mai la tarantella,5
che ssartate6 sull’occhi e ppuncicate!7

 

Nun ve vienivo a ddà8 mmica sassate:
ve volevo appoggià9 una smicciatella,10
e ppoi, si ccaso11 ve trovavo bbella,
le cose ereno mezz’e accommidate.12

 

E vvannate a pijjà ttutta sta furia?!
Ggèssummaria! nun me credevo mai
che mmó a Rroma er guardà ffussi un’ingiuria.

 

Ôh, ffinímolo13 un po’ sto tatanai.14
Cqua dde regazze nun ce n’è ppenuria.
La puzzolana15 è a bbommercato assai.

 

16 marzo 1834

 




1 Schizzinosa. Questi versi vanno pronunziati lentamente, appoggiando assai sulle vocali, e con accento sardonico.

2 Adagio.

3 Che so io mai!

4 Foste.

5 Famosa è l’opinione che il morso della tarantola (pugliese specialmente) fosse nei secoli xv e xvi cagione di uno strano malore che guarivasi con la musica, ai suoni della quale l’infermo era da involontario moto costretto a ballare, e cadeva quindi spossato e guarito.

6 Saltate.

7 Pungete.

8 Non vi venivo a dare.

9 Appoggiare, per «dare».

10 Smicciare: guardare con curiosità e ad occhi socchiusi.

11 Se caso mai: se mai.

12 Accomodate.

13 Finiamola.

14 Questa tiritera, questo chiasso.

15 Pozzolana, terra vulcanica da murare. Chiamata a Roma volgarmente puzzolana, si torce spesso a senso d’ingiuria verso donne di malodore.

 

 






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