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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1126. La serva der Cerusico

 

Nun c’è er padrone: ha avuta una chiamata
pe ccurre1 a ffà ar momentona sanguiggna,
a Ppasquino2 a ’na poverammalata,
c’ho intes’a ddí cche ssii frebbe3 maliggna.

 

Eppoi pijja un straporto4 e vva a ’na viggna
for de ’na scerta5 porta ch’è sserrata,6
a ccuràna cratura co la tiggna,
che da un mese nun l’ha ppiú vvisitata.

 

A pproposito!... oggi entra carnovale!
Ebbè, vvoi lo trovate a or de7 Corza8
drento da Scesanelli9 lo spezziale.

 

Ché oggnanno in quer frufrú10 dde la ripresa
quarche ddisgrazzia ha d’accadé ppe fforza,
e ppe ggrazzia de ddio s’è ssempre intesa.11

 

22 marzo 1834

 




1 Correre.

2 Sulla Piazza di Pasquino.

3 Febbre.

4 Trasporto.

5 Certa.

6 Le porte disusate di Roma sono la Pinciana, la Fabbrica e la Castello, la prima sotto il Pincio, la seconda presso la Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, e la terza accanto alle fosse del Castello, già Mausoleo di Adriano.

7 A or de’: ad ora di, ecc.

8 Corsa.

9 Questo farmacista Cesanelli, notissimo per le sue prugne purgative (chiamate volgarmente le bbruggne de’ Scesanelli), ha il suo laboratorio al punto della ripresa de’ barberi.

10 Frufrù: tumulto, confusione.

11 Udita, vedi la nota 5 del Sonetto

 

 






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