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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1174. Li nuvoli

 

Stateme bbenattente, che vve vojjo
spiegà cche ssò1 li nuvoli, sorelle.
ttante pelle2 gonfie, ugual’a cquelle
che cqui a Rripetta3 sce se4 mette l’ojjo.5

 

Me ffatto capí? Ddunque ste pelle
s’empieno d’acqua e de tutto l’imbrojjo
de grandine e dde neve. Oh, mmó vve ssciojjo6
er come Iddio ffà ppe sostenelle.

 

Iddio manna7 li spiriti folletti,8
che soffiannoje sotto co la bbocca,
li vanno a ssollevà ssopr’a li tetti.

 

Si in questo9 quarche nnuvolo se tocca,
sce se fanno cqua e llà ttanti bbuscetti,10
e allora piove ggiú, ggrandina e ffiocca.

 

8 aprile 1834

 




1 Che sono, cosa sono.

2 Pelli.

3 Ripetta: il minore de’ due porti del Tevere in Roma.

4 Ci si.

5 Da oglio, corruzione di olio.

6 Vi sciolgo: vi dichiaro.

7 Manda.

8 Niun credente ignora di quanta moltitudine di folletti sia l’atmosfera rimasta popolata sin dalla famosa caduta degli angioli ribelli, anteriore alla fondazione del mondo.

9 Se in questo momento, ecc.

10 Buchetti.

 

 






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