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1178. La lègge1
La
lègge a Rroma sc’è,2 ssori stivali:
io nun ho ddetto mai che nun ce sia:
ché er Governo ha ttrescent’una scanzia
tutte zeppe de bbanni-ggenerali.3
E
mmanco vederete caristia
d’abbati, monziggnori e ccardinali
giudisci de li sagri4 tribbunali,
da impiccavve5 sur detto d’una spia.
La
mi’ proposizzione è stata questa,
c’un ladro che ttiè a mmezzo chi ccommanna
e ccià6 donne che ss’arzino la vesta,
rubbassi7
er palazzon de Propaganda,8
troverete er cazzaccio9 che l’arresta,
ma nun trovate mai chi lo condanna.
8 aprile 1834
1 Pronunziata colla
e larga, come leggo da leggere.
2 Ci
è: c’è.
3 Co’ bandi-generali, leggi effimere
e di circostanza, consistenti in una farragine di fogli affissi in varii secoli
e sotto varii costumi, si è sino ad ora giudicato in materia criminale.
L’arbitrio vi si trovava come nel suo proprio regno. Oggi però è stato
pubblicato un cosí-detto Codice criminale, i di cui beneficii si
potranno riconoscere dal tempo e dalle correzioni.
4 Qui
tutto è sagro, anche il tribunale che condanna a morte.
5 Impiccarvi.
6 Ci ha, per
semplicemente «ha».
7 Se rubasse anche.
8 La decana delle Propagande europee.
9
Lo stolido, il semplice.
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