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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1217. Se more1

 

Nun zapete2 chi è mmorto stammatina?
È mmorto Repisscitto,3 er mi’ somaro.
Povera bbestia, ch’era tanto caro
da potecce4 annà in groppa una reggina.

 

L’ariportavo via dar mulinaro
co ttre sacchi-da-rubbio de farina,
e ggià mm’aveva fatte una diescina
de cascate, perch’era scipollaro.5

 

J’avevo detto: nun me fa6 la sesta;
ma llui la vorze ,7 pporco futtuto;
e io je diede8 una stangata in testa.

 

Lui fesce allora come uno stranuto,9
stirò le scianche,10 e tterminò la festa.
Poverello! m’è ppropio dispiasciuto.

 

20 aprile 1834

 




1 Si muore.

2 Non sapete.

3 Repiscitto, o ripiscitto, è l’ordinario soprannome che si ai villanelli.

4 Da poterci.

5 Cipollaro: aggiunto di cavallo o di asino che abbia vizio d’inciampare.

6 Non mi fare.

7 La volle fare.

8 Gli diedi.

9 Starnuto.

10 Le gambe.

 

 






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