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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1218. Un zegreto miracoloso

 

Sor Eluterio1 mio, tutti stinferni
c’ardeno2 le scittà dda cap’a ffonno,
succedeno pe vvia3 che li Governi
ciànno4 gusto, e ssò lloro5 che li vonno.

 

E accusí ddopper primo viè er ziconno,
e oggni ggiorno diventeno ppiú eterni:
quanno,6 senza spregà ttanti quinterni
de carta scritta, aggiustasse7 er monno.

 

Lo saperebbe8 io, sor Eluterio,
er rimedio sicuro che ssan-brutto9
rissetterebbe10 l’ossi ar cimiterio.

 

Eccolo in duparole assciuttassciutto.11 Bbisoggnerebbe penzà un po’ ssur zerio12
a cquer che sse ffà ppe aggiustà ttutto.

 

20 aprile 1834

 




1 Eleuterio.

2 Che ardono.

3 Pel motivo.

4 Ci hanno.

5 Sono essi.

6 Quandoché.

7 Può assestarsi.

8 Saprei.

9 Ex abrupto.

10 Rassetterebbe.

11 Netto e presto.

12 Sul serio.

 

 






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