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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1237. Er pranzo a SsantAlèsio1

 

Ricconta l’ortolano de li Frati
de Sant’Alèsio sur Monte Ventino,
che llArgògoli2 c’oggi3 sce 4 stati
a esartà5 Rroma co ppietanze e vvino,

 

cerconno6 tutto jjeri affaccennati
da qualunque scurtore o scarpellino
una Lupa da espone7 a l’invitati
ner posto che sse8 pianta er trïonfino.

 

Ma ppe cquanto ggirassino,9 fratello,
sto ritratto de Roma (nescessario
dove se maggna) nun poterno avéllo.10

 

Però, in zuvesce11 e cco ggnisun divario,
j’ha sservito bbenissimo er budello
de Su’ Eminenza er Cardinal-Vicario.12

 

25 aprile 1834

 




1 Sant’Alessio, chiesa posta sul Monte Aventino, e credesi precisamente nel luogo ove sorgeva anticamente l’Armilustro. Quivi Plutarco pone il sepolcro di Tazio. (Vedi Plutarco...). Ne’ fianchi di questo monte si apriva la spelonca del famoso ladrone Caco: circostanza non ispregievole ai dotti che in quelle vicinanze mangiarono.

2 Vedi la nota 5 del Sonetto...

3 Il 21 aprile 1834.

4 Ci sono.

5 A esaltare.

6 Cercarono. Ciò che in questo sonetto si dice è storia fedele.

7 Esporre.

8 Si.

9 Girassero.

10 Non poterono averlo.

11 In sua vece.

12 Si vuole da testimoni oculari che l’Eminentissimo Zurla, promotore amplissimo de’ politici vantaggi delle consumazioni, desse a quel banchetto una impanciata degna veramente di un porporato.

 

 






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