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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1275. L’Uditor de la Cammera1

 

L’A. C. nnovo, in ner ceto de prelati
è un de quelli de li tajji2 vecchi,
e sse ddí3 lo specchio de li specchi
de li galantomoni inciprïati.

 

Vedi come lo tratteno l’abbati
scortichini, attacchini e mmozzorecchi?4
Tutti je5 vanno a ffà ssalamelecchi6
e averàbbili,7 a sconto de peccati.

 

«Co ttante spremiture de limoni»,8
me disceva un copista de Notaro,
«pare che sta canajja lo cojjoni.

 

E llui nun ze n’accorge: anzi l’ha a ccaro,
perché, ffra llantri9 su’ nummeri10 bboni,
a ccervello sta peggio d’un zomaro».

 

3 giugno 1834

 




1 L’Uditore della Camera, cioè il capo del Tribunale Innocenziano, s’indica nelle scritture colle sole iniziali A. C., cosicché poi dicesi il Tribunale dell’A. C., o semplicemente l’A. C. (Auditor Camerae).

2 Tagli.

3 Si può dire.

4 I curiali.

5 Gli.

6 Salamelèch deriva da salam alaik, parole che profferiscono i Turchi nell’inchinarsi con riverenza.

7 Ave rabbi: frase evangelica.

8 Spremere i limoni è quel congiungere delle mani inserendo i diti dell’una in quelli dell’altra, che si fa in atto di preghiera o di ossequio.

9 Altri.

10 Requisiti, qualità. Numeri di sommario: frase forense: cioè documenti in aiuto della propria causa.

 

 






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