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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1280. Le lemosine per terremoto1

 

Terminata la quèstuva,2 e indivisi3
tutti quanti li fonni aridunati,
sei mijjara de bbravi colonnati
furno spidite ar Vescovo d’Assisi.4

 

Figurateve lui! Visti e ccontati,
je pàrzeno5 sei mila paradisi:
eppuro,6 a ddílla in termini priscisi7
li danni nun ancora arimediati.

 

Ma annatesce8 a pparlà! «Ssori cojjoni»,
v’arisponne, «l’ho spesi mejjo assai
ner una compaggnia de Scenturioni».9

 

Bbasta, o sii vero o ’na bbuscía10 ggiocosa,
er terremoto come llantri guai
pe li vescovi è bbono a cquarche ccosa.11

 

6 giugno 1834

 




1 Il tremoto che nel... affllisse Fuligno e buona parte dell’Umbria.

2 In Roma fu fatta una questuazione per soccorrere ai danni di quel flagello.

3 Divisi.

4 Monsignor Zelli, viterbese.

5 Gli parvero.

6 Eppure.

7 Precisi.

8 Andateci.

9 I Centurioni sono una specie di Santa Hermandad, armata specialmente dai vescovi dello Stato, per rinnovare al bisogno una Saint-Barthélemy contro i liberali, dichiarati felloni ed eretici.

10 Bugia.

11 A ragione dicono i Francesi: A quelque chose malheur est bon.

 

 






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