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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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763. La vergna l’ha cchi la vò

 

La donna che nnun vò, vàttela a ffrega!
Mica er fregà ssò ffiaschi che ss’abbotteno.
Tutte le fiche ar Monno che sse fotteno
s’hanno perché nnun c’è cchi tte le nega.

 

Le donne che nun vonno uprí bbottega
sò sserpe, furie, arpíe, tizzi che scotteno:
te sgraffieno la faccia, te scazzotteno...
chi ttrova er buscio pe scopalle? Bbrega?1

 

E Mmaria de le Grazzie? e la Madonna?
Sta in Chiesa a Pport’Angelica er quadretto
cor Pē-Gē-Rē2 che jj’attaccò una donna.

 

Lei sta ddipinta a ccossce larghe a lletto,
e un omo co una mano su la monna
tiè cco ddu’ deta3 un ber garofoletto.4

 

Roma, 17 gennaio 1833

 




1 Personaggio immaginario al quale si paragonano i ridicoli e spregevoli.

2 P.G.R., iniziali di «Per Grazia Ricevuta» colle quali sono contraddistinte le tavolette votive.

3 Diti.

4 Veramente nella chiesa di S. Maria delle Grazie presso la Porta Angelica, contigua al Vaticano, esiste questa tavoletta rappresentante una deflorazione tentata e non consumata per favore della Vergine. Essa è in un andito piuttosto oscuro, fra moltissime altre, a destra presso l’ingresso.

 

 






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