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931. La quaresima
Come
io nun zò cristiano! Io fo la spesa,
oggni ggiorno der zanto maritozzo.1
Io
nun cenavo mai, e mmó mme strozzo
pe mmaggnà ott’oncia come vò la cchiesa.2
Ciò
avuta la scaletta,3 e mme sò ppresa
pe l’amor de Ggesú ssin ar barbozzo4
una pianara o ddua d’acqua de pozzo,
e ll’acqua Iddio lo sa cquanto me pesa.
Io
fo ar zu’ tempo li portoni rotti
co la mazzola:5 io, ssciorte le campane,6
sparo la divozzione de li bbotti.
Io
pijjo pascua pe mmé e le mi’ poste;7
e, ppe ttappo8 dell’opere cristiane,
fo bbenedí er zalame e ll’ova toste.9
Roma, 4 aprile 1833
1 I maritozzoli sono
certi pani di forma romboidale, composti di farina, olio, zucchero, e talvolta
canditure, o anaci, o uve passe. Di questi si fa a Roma gran consumo in
quaresima, nel qual tempo di digiuno si veggono pei caffè mangiarne giorno e
sera coloro che in pari ore nulla avrebbero mangiato in tutto il resto
dell’anno.
2 Il maximum nella tariffa delle commestioni
serali in quadragesima. Alcuni troppo semplici, o troppo scaltri, opinano
quella essere obbligatoria meta delle refezioni extra horam, non
oltrepassabile né in più né in meno.
3 Nel giovedí che
taglia la quadragesima in due parti eguali, si usa di appiccare delle carte,
tagliate in forma di scala, per di dietro alle persone; e contro quelle gridare
acqua, e gittarne. Quest’uso però, come altri, va ad estinguersi,
per la prepotenza della fatale civilizzazione del tempo.
4 Mento.
5 Sono generalmente i fanciulli che con mazzuole di legno
vanno, nel giovedí e venerdí santo, percuotendo le porte delle case e botteghe,
imitando il fragore e le altre convulsioni della natura nella morte del
Figliuolo di Dio.
6 Le campane tacciono fortunatamente in
Roma per due giorni, dalla mattina del giovedí a quella del sabato santo, nel
qual giorno, a cui si anticipa dalla odierna chiesa la risurrezione di Cristo,
riprincipiano tutte insieme uno scampanare arrabbiato, lo che dicesi sciogliersi,
e si sciolgono infatti davvero per rifarsi del tempo perduto. Allora si sparano
per la città colpi di ogni specie di fuoco artifiziato e di armi, negli orecchi
e sugli occhi de’ galantuomini che passano.
7 Prender
pasqua: è il quarto precetto della chiesta. Alcuni pietosi ripetono la
soddisfazione dell’obbligo per varie volte e in varie parrocchie, e poi vendono
alle lor poste (avventori) i biglietti giustificativi che si danno al
comunicato contemporaneamente colla particola. Ecco un’opera buona, che salva
molti cristiani da molti buoni fastidi, cioè ammonizioni, minacce, citazioni, e
finalmente infamia e scomunica notata il 25 di agosto sulla porta della chiesa
di San Bartolommeo all’isola. La lista annuale però di questi contumaci non
suole, fra 150.000 romani, comporsi che di una cinquantina di nomi dell’ultima
oscurità.
8 Compimento.
9 Si
benedicono il sabato santo dai preti che girano in cotta per le case. Vedi il
Sonetto…
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