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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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945. L’omaccio1 de l’ebbrei

 

Ve vojjo dí una bbuggera, ve vojjo.
Er giorno a Rroma ch’entra carnovale
li ggiudii vanno in d’una delle sale
de li Conzervatori2 a Ccampidojjo;

 

e ppresentato er palio prencipale
pe rriscattasse da un antico imbrojjo,3
er Cacamme4 j’ordissce un bell’orzojjo5
de chiacchiere tramate de morale.

 

Sta moral’è cch’er ghetto6 sano sano
giura ubbidienza a le Legge e mmanate7
der Zenato e dder popolo romano.

 

De cuelle tre pperucche inciprïate
er peruccone allora ch’è ppiú anziano
arza una scianca e jj’arisponne: «Andate».

 

Roma, 4 maggio 1833

 




1 L’omaggio.

2 I tre magistrati municipali di Roma.

3 Vedi su ciò il Sonetto...

4 Specie di giudice della sinagoga.

5 Orsoio.

6 Ricinto degli Ebrei.

7 Leggi emanate.

 

 






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