- Vol. 1°
- 961. La notte dell’Asscenzione
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961. La notte dell’Asscenzione
Domani
è ll’asscenzione: ebbè, sta notte
Nostro Siggnore pe bbontà ddivina
se ne ssceggne1 dar celo a la sordina,
mentre che ll’univerzo o ddorme, o ffotte;
e
vva ppe ttutte le maése2 rotte,
discenno3 ar grano: «Alò, ppassa e ccammina:4
l’acqua diventi latte, eppoi farina,5
pe ddiventà ppoi pasta, e ppoi paggnotte».
Ecco
a li bbagarozzi la raggione
che jj’accennémo6 addosso li scerini,
cantanno er curri curri bbagarone.7
Ecco perché sse mette li lumini
a le finestre de le ggente bbone:8
perché Ccristo nun batti a li cammini.
Roma, 15 maggio 1833
1 Scende.
2 Maggesi.
3 Dicendo.
4
Frase de’ giuocolari nel far passare una o più palle dall’uno all’altro
de’ lor bossoletti.
5 Veramente crede il popolo che nella
notte precedente all’Ascensione discenda appositamente Gesù Cristo a cambiare
in latte l’umore acquoso delle spiche.
6 Accendiamo.
7 La sera della vigilia si attaccano de’ sottili e
cortissimi moccoletti sul dorso di grossi scarabei domestici, e cantasi loro
con una monotona nenia: Corri, corri, bagaróne, ché
domani è l’Ascensione: e i poveri animaluzzi, sentendosi bruciare in
questo auto da-fé, corrono.
8 Le pie
famiglie espongono un lampadario fuori de’ balconi, per illuminare la discesa
del Redentore, al grande atto della trasformazione de’ frumenti.
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