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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1053. La promozzione nova

 

Che mmutino oggni mese un Tesoriere,
questa, pse,1 ttant’e ttanto je se passa,2
perché er zegreto de spojjà la cassa
lo sanno tutti e in tutte le maggnere.3

 

Per un modo de dí, cquello è un mestiere
fratèr-carnale4 de la nebbia bbassa,
ché, cquanno arriva, come trova lassa,5
e lo pò ffa cqualunque cammeriere.

 

Quer che dde tante teste entra in ggnisuna6
è cch’er Governatòre7 a sto paese
s’abbi8 d’arinnovà ccome la luna.

 

Nun lo vedete chiaro, ggente mie,
che nun je pò rriusscí9 ddrent’in un mese
nemmanco de contà ttutte le spie?

 

12 gennaio 1834

 




1 Voce, insignificante per se stessa, che si adopera nel colloquio famigliare per indicare l’animo propenso alle concessioni.

2 Gli si passa, gli si ammette.

3 Maniere.

4 Fratel-carnale: identico.

5 Come trova, lascia. La intiera frase è un proverbio.

6 Quel che fra tanti niuno sa intendere.

7 È che il Governatore, ecc. Profferendo queste parole, si deve battere e inalzare il tuono della voce sulla o, per esprimere che su quella carica e non sulle altre cade la difficoltà.

8 Si abbia.

9 Non gli può riuscire.

 

 






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