- Vol. 1°
- 1099. La regazza schizziggnosa
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1099. La regazza schizziggnosa1
Adàscio:2
adàscio!: ehéi, nun v’inquietate:
via, nu lo farò ppiú, bbona zitella.
Che sso!3 Ffussivo4 mai la tarantella,5
che ssartate6 sull’occhi e ppuncicate!7
Nun
ve vienivo a ddà8 mmica sassate:
ve volevo appoggià9 una smicciatella,10
e ppoi, si ccaso11 ve trovavo bbella,
le cose ereno mezz’e accommidate.12
E
vv’annate a pijjà ttutta sta furia?!
Ggèssummaria! nun me credevo mai
che mmó a Rroma er guardà ffussi un’ingiuria.
Ôh,
ffinímolo13 un po’ sto tatanai.14
Cqua dde regazze nun ce n’è ppenuria.
La puzzolana15 è a bbommercato assai.
16 marzo 1834
1 Schizzinosa.
Questi versi vanno pronunziati lentamente, appoggiando assai sulle vocali, e
con accento sardonico.
2 Adagio.
3 Che
so io mai!
4 Foste.
5 Famosa è
l’opinione che il morso della tarantola (pugliese specialmente) fosse nei
secoli xv e xvi cagione di uno strano malore che
guarivasi con la musica, ai suoni della quale l’infermo era da involontario
moto costretto a ballare, e cadeva quindi spossato e guarito.
6 Saltate.
7 Pungete.
8 Non vi venivo a dare.
9 Appoggiare, per «dare».
10 Smicciare:
guardare con curiosità e ad occhi socchiusi.
11 Se
caso mai: se mai.
12 Accomodate.
13 Finiamola.
14 Questa tiritera, questo chiasso.
15
Pozzolana, terra vulcanica da murare. Chiamata a Roma volgarmente puzzolana,
si torce spesso a senso d’ingiuria verso donne di malodore.
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