- Vol. 2°
- 1225. I vasi di porcellana
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1225. I vasi di porcellana1
2°
Ma
llei gli osservi se cche vvasi! Costa
piú il porto a mmé, cche a llei tutto il campione.
Non si lasci sfuggir quest’occasione,
ch’io glieli do pper acquistar la posta.2
Colori
a ffuoco, ggiàa,3 smalto di crosta:4
glieli mantengo io, siggnor Barone,
per porcellana vera del Giappone,
fabbrica di Pariggi e ffatti apposta.
Venti
scudi, dio mio!, valgono a ppeso.
Che bbei due capi! Lei, caro siggnore,
bbenedirà il danaro che ccià5 speso.
Mi
maraviglio. Io glieli mando a ccasa,
e llei dopo a ssuo comodo... Ho l’onore:
servitor suo: mi favorisca spesso.
21 aprile 1834
1 A differenza del
sonetto 1°, si è in questo adottata la ortografia usata pel dir romanesco.
Quello però non era che una rappresentanza di una lettera scritta: ma dovendo
il presente porre sott’occhio la pronunzia romana (che di pochissimo
diversifica dalla romanesca; malgrado la miglior correzione del dire), abbiamo
stimato di non abbandonare il nuovo nostro sistema ortografico.
2
L’avventore.
3 Già. Lo abbiamo scritto
con due a, onde esprimere il suono prolungato di questa vocale
nella parola già; allorché serve essa di approvazione a ciò che
si ascolta obiettarsi da alcuna persona.
4 Smalto
profondo, spesso.
5 Ci ha: che si
pronunziano in una sola emissione di voce.
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