- Vol. 2°
- 1237. Er pranzo a Ssant’Alèsio
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1237. Er pranzo a Ssant’Alèsio1
Ricconta l’ortolano de li Frati
de Sant’Alèsio sur Monte Ventino,
che ll’Argògoli2 c’oggi3 sce sò4
stati
a esartà5 Rroma co ppietanze e vvino,
cerconno6
tutto jjeri affaccennati
da qualunque scurtore o scarpellino
una Lupa da espone7 a l’invitati
ner posto che sse8 pianta er trïonfino.
Ma
ppe cquanto ggirassino,9 fratello,
sto ritratto de Roma (nescessario
dove se maggna) nun poterno avéllo.10
Però,
in zu’ vesce11 e cco ggnisun divario,
j’ha sservito bbenissimo er budello
de Su’ Eminenza er Cardinal-Vicario.12
25 aprile 1834
1 Sant’Alessio,
chiesa posta sul Monte Aventino, e credesi precisamente nel luogo ove sorgeva
anticamente l’Armilustro. Quivi Plutarco pone il sepolcro di Tazio. (Vedi
Plutarco...). Ne’ fianchi di questo monte si apriva la spelonca del
famoso ladrone Caco: circostanza non ispregievole ai dotti che in quelle
vicinanze mangiarono.
2 Vedi la nota 5 del Sonetto...
3 Il 21 aprile 1834.
4 Ci sono.
5 A esaltare.
6 Cercarono. Ciò che in
questo sonetto si dice è storia fedele.
7 Esporre.
8 Si.
9 Girassero.
10 Non
poterono averlo.
11 In sua vece.
12 Si
vuole da testimoni oculari che l’Eminentissimo Zurla, promotore amplissimo de’
politici vantaggi delle consumazioni, desse a quel banchetto una impanciata
degna veramente di un porporato.
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