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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1288. Er Cardinale caluggnato

 

Nun j’abbasta a l’arètico scontento1


de mormorà cch’er Cardinàr Vicario2
maggna otto vorte ppiú dder nescessario,
e ccirca ar beve3 poi bbeve pe ccento.

 

Se va ppuro4 inventanno er temerario
che l’Eminenza Sua tiè uno strumento
che indovina er zereno, l’acqua, er vento,
la grandina, la neve e ’r tempo vario.

 

Anzi, arriva a l’accesso5 de scommette6
che cco cquello strumento Su’ Eminenza
sce7 regola l’ingergo8 a le collètte.

 

Ché ssi9 er búggero10 suo disce: diluvia,
er Cardinale subbito dispenza
una collètta d’appetènna-impruvia.11

 

10 giugno 1834

 




1 Maligno.

2 L’Eminentissimo Placido Zurla.

3 Al bere. Il secondo beve è regolare.

4 Si va pure, ecc.

5 All’eccesso.

6 Di scommettere.

7 Ce, per «ci».

8 Il gergo.

9 Se.

10 Vocabolo che adopera spesso il popolo per dinotare oggetti de’ quali ignora il nome.

11 Di ad petendam pluviam.

 

 






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