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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Le cose delle quali Matildina ha empito la sua lettera del 15 agosto non sono così inconcludenti come voi giudicate. Si scorge da esse la sua ingenuità che le fa dir tutto ciò che può aver piaciuto a lei ed a voi. Non cercate, per carità, di estinguere nel suo animo questo bel pregio, e solamente modificatelo quando vi parrà che ecceda in soverchia semplicità. Allorché Voi eravate in Roma al vostro tavolino scrivendo, non avevate forse bisogno di quelle sue espansioni perché ve ne mancava qui il soggetto, e perciò dovevate pensare ad altre materie; ma una giovanetta al primo fior della vita che rivede anche prima del tempo le persone più care alla sua famiglia, se non sa frenarne la sua gioia e la comunica a un altro amico lontano con franche parole non fa che quanto avrete fatto ancor Voi alla età sua innocente. Son persuaso che Voi stessa avrete partecipato a Belforte e a Tolentino e a Morrovalle delle di lei sensazioni; ma in Voi, più forte di essa, ne avrebbe assunto il discorso un senso meno piccante e festivo, mancando la età nostra del vezzo che nasce dalla infantile sincerità. Lasciando ora da parte le sue e le vostre affezioni, aggiungerò non essermi sembrata riprovevole la sua lettera neppure dal lato della estensione. Scrive essa con naturalezza e buon garbo; e pochi nei, sparsi quà e là, non sono da farne alcun caso nella scrittura di una signorina di 12 anni.
In seno alla vostra famiglia e presso ai vostri amici della Marca ricordatevi in ogni vostra occorrenza che avete amici anche in Roma, e salutatemi Pirro, Mammà, Checco e il Signor Giuseppe, ottimo galantuomo. Sono sinceramente
Il vostro affezionatissimo amico e servitore
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