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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Volendo parlare con verità, noi due siamo entrambi debitori, l’uno verso l’altro, di un riscontro ad una lettera contemporanea di ciascuno di noi. Il sette di ottobre io rispondevo alla vostra dell’8 settembre, e intanto stava giungendo a Roma l’altra vostra 5 ottobre che io ebbi il dì 8. La corrispondenza è rimasta lì, e bisogna svegliarla oggi che ci avviciniamo a Natale, tempo d’augurii fra i nuovi amici e fra i vecchi. Noi siam fra questi ultimi, perché 20 anni passati fra gente che si confessava e si comunicava non son già lieve faccenda né tenero osso da rodere. Tutte le cose che mi dite relativamente alle due fazioni della famiglia Perozzi mi rammaricano moltissimo. Io vorrei pace fra tutti e specialmente fra gli amici miei. Quanto voi mi narrate è ben forte, né men forte è la pittura de’ caratteri e la probabilità che ne possa nascere un giorno qualche mala intelligenza. Intendete che colle ultime parole io vi rispondo sul conto degli sposi. Mi dorrebbe non poco che aveste ad esser indovina, benché io mi lusinghi sinceramente del contrario. Nulladimeno le vostre due ultime lettere fanno gelare il sangue così su questo come sugli altri rapporti; e il peggio è che io non potrei rimediarci. Del resto voi due vi lagnate di quelli. Io non so se quelli si lagnino di voi due per gli stessi motivi; né, se lo sapessi, ve lo direi; ma procurerei di difendervi da ogni specie di accusa perché son convinto della vostra rettitudine e di quella di Pirro. Pare a me però che neppure Ettore abbia l’animo ingiusto; e se qualche buono amico si intromettesse con garbo fra tutti voi, forse v’intendereste meglio, e le cose si comporrebbero in pace e con generale soddisfazione. Circa poi all’avvocato Cini, quel che abbia stipulato col fu vostro suocero io nol so: conosco peraltro che in Roma gode generale ed unica voce di probità; e bisognerebbe che io conoscessi bene il fondo e le origini delle cose per poterle spiegare in modo corrispondente alla lor vera natura e al buon concetto che io ho di quest’uomo. Parlo così pel caso in cui si potesse credere che qualche preferenza accordata da vostro suocero a Ettore derivasse da insinuazioni di Cini.
Quello che ho sempre udito a narrare è che Cini abbia fatto moltissime concessioni ai Perozzi sul punto de’ dritti di difesa nella loro eterna causa contro i parenti di Ancona. Intanto però il primo mio dispiacere è il saper Voi rammaricata e Pirro ugualmente, senza che io abbia mezzi di rimettervi in calma. Nulla è più amaro quanto i disturbi in famiglia.
Il vaticinio poi che formate sugli eventi del capitar Ciro in casa Cini, posso assicurarvi cara amica, che non si verificherà mai. Delle quattro persone dalle quali dipenderà il successo conforme alle vostre previsioni, niuna affatto ha la mente disposta alle cause che produr potrebbero quell’effetto. La Signora poi ed io volgiamo pel capo idee al tutto differentissime. Tra le altre cose, inoltre, Ciro ed io frequentiamo assai poco questa casa. La differenza del domestico orario adottato pe’ nostri due figli studenti nell’università, unita alle mie gravissime occupazioni, ha prodotto gran rarità nelle visite che Ciro ed io facciamo alla famiglia Cini, per la quale però ho sempre la stessa amicizia. Io non vedo più Roma che dalla mia casa all’uficio. Vado là alle 9 del mattino e ne torno verso l’ave-maria. Allora pranzo, poi riposo un ora [sic] sopra una sedia, poi lavoro pe’ miei affari fino alle 10, poi vado a dormire: alle 4 o 4 1/2 mi alzo e chiamo Ciro, che si pone a studiare per andare alle 8 alla università. Intanto io mi vesto, mi ripulisco, mi do un po’ di faccenda per le camere, leggo un’oretta, scrivo qualche cosa o per la mia famigliuola o per l’uficio, faccio colazione, e fuggo via per trovarmi all’impiego alle 9. Ancora però di pliffete non se ne parla. Vedremo a gennaio. Ciro è sempre un buon giovinetto; modesto, affabile, tranquillo, moderato, alieno da leggerezze, ed esattissimo ne’ suoi doveri. Sapete? Per attendere con più assiduità a’ suoi gravi e vastissimi studi, ha voluto sacrificare la musica, temendo di perderci tempo.
Ditemi qualche cosa di Voi, di Pirro, di Matilduccia, di tutti: e tutti abbiatevi buone feste e miglior capo d’anno.
Il vostro Belli
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