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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Signora Vincenza Perozzi Nata Marchesa Roberti
per Morrovalle
Nulla meglio che la vostra spaventosa e funesta lettera del primo corrente potea dimostrarmi la sconvenevolezza di chiamar buona Ignazîna una donna che smentisse in un punto ogni buon credito in cui la ebbi tanti anni. Ma quando Voi stessa che mi fate rimarcare il mio errore, voi stessa la dite dipoi una sorella che formava l’orgoglio della famiglia; quando, in proposito dell’aria ingenua de’ suoi esterni modi, aggiungete che vi sareste tutti rimproverati come un delitto il formare il più lieve sospetto sulla sincerità sua; quando in altri fogli precedenti, e specialmente in quello di annunzio della morte di vostra Zia, me ne faceste sempre onorevol menzione; tuttociò stabilisce che a di lei riguardo vivevate in inganno anche voi che ve l’aveste continuamente sott’occhio, e giustifica quindi la mia buona fede, se, mancandomi agio e occasione di considerarla da presso, io regolava i miei giudizi sulle altrui relazioni, sulla apparente di lei tenerezza pe’ suoi congiunti, e fino sulla soverchia rigidità di coscienza che molti anni indietro la consigliò di troncare ogni epistolare corrispondenza che me povero profano, pel solo motivo che io non le apparteneva per vincoli di sangue. Poteva io però crederla alquanto scrupolosa e forse un poco pinzochera; ma ipocrita e perfida non la tenni giammai. Queste turpi sue qualità le imparo oggi per la prima volta, e me ne sento raccapricciato. I caratteri che accompagnavano la di lei partenza e distinguono il tradimento col quale ha ferito la misera madre, e voi, e la nipote, e i parenti, e gli amici e il proprio onore, le meriterebbero un nome di cui voglio risparmiarvi il suono mortificante fra tante altre amarezze da cui avete oggi l’anima oppressa. Ma se di tanto biasimo si è ella coperta, se tal macchia (come voi dite) ha portata al nome della sua casa, se con sì nero obbrobrio ha corrisposto all’affetto di due zii che scendendo nel sepolcro provvedevano amorosamente alla di lei felicità, quale esecrazione non meritavan poi que’ ribaldi che han fatto sì tristo mercato della di lei debolezza? Ecco la necessità di una vita e di un tribunale fuor della terra: ecco il bisogno di un rimuneratore non passibile di umani rispetti, e pel quale i gradi, i caratteri, i nomi, le convenienze, la falsa carità, la riguardosa politica (vere tirannie di questa nostra massa di vermi soggetta all’orgoglio, all’avarizia e alla concupiscenza di tante tronfie e ridicole gerarchie) son fumo simile a quello in cui converrebbe risolvere i vigliacchi e crudeli insidiatori delle inermi vittime di cieca credulità e di sconsigliate passioni. Ma pure come taccion le leggi? Come si lascerà fra le zanne del lupo la sostanza di una debole agnella che cede a una seconda seduzione per redimersi dalla prima, o per giustificare un malfatto con un fatto peggiore? Qual legittimità potrà essa ottenere una donazione carpita senza forme, senza motivo, senza pudore?
Della futura sorte di quella sventurata pazzerella chi saprebbe formarsi un pronostico? L’abbandono altrui e il proprio rimorso potranno forse esserne i salvatori, ma a prezzo di dolore e per mezzo di flagelli di sangue. Un chiostro ne ricovrerà forse gli ultimi anni di una vecchiezza precoce, perché le passioni deluse e i tormentosi disinganni ci fan cadaveri anche innanzi alla morte.
Niun consiglio, niun conforto, niun soccorso intanto io mi sento capace di offrirvi in una sventura che purtroppo è reale e per la quale il rimedio non è in mano dell’amicizia. La sola provvidenza può spargervi sul cuore il balsamo della consolazione; e il primo di lei beneficio lo riconoscerete nel sentirvi rinascere il coraggio pel sentimento del personale onore, contro cui l’altrui prevaricazione non sarà mai un titolo giusto di biasimo. La tenerezza di sorella, l’amor di madre, vedono con lagrime il fallo di una sorella e di una figliuola; ma anche il decoro offeso è uno scudo contro gli assalti delle affezioni mal collocate; né l’onorato splendore di una famiglia si oscura per le tenebre dell’anima di un individuo.
Sono il vostro affezionatissimo
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