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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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Alla Nobile e Gentil Donna

Sig.a Vincenza Perozzi N.a M.sa Roberti

Macerata per Morrovalle

Di Roma, 2 Xbre 1831

C.[arissima] A.[mica]

Le vostre lettere debbono essere solenni viaggiatrici, e fare il giro del Mondo come l’Abate Gemelli Careri! Che Morrovalle pe’ suoi buoni regolamenti postali abbia due Corrieri per settimana, e produca sino a 4 e 5 giorni la percorrenza di una sua mandata sin qui, m’era noto. Veggo oggi però Voi essere la più maltrattata di tutti. La vostra del 4 giunse appena in tempo perché io potessi riscontrarla il 10: la più recente poi del 21 l’ho ricevuta col marchio di oggi! Né in ciò porrei io tanta attenzione se non mi vedessi nascere adesso una convenienza di giustificare i ritardi che così si frammetono [sic] tra le vostre commissioni e la esecuz[ion]e di esse. Però è paro che relativamente al bonnet io avrei potuto introdurlo nel baulletto fra gli altri oggetti che mi piace udir giunti in vostre mani, dove vi fosse stato il tempo sufficiente per ordinarne ed aspettarne la fattura. Così la poteva andare allora: oggi la va tutt’altrimenti dapoiché il sarto-bonnettaro che deve farlo è malato egli con altre dieci persone che lavorano con lui. Non vi meravigliate di questo fenomeno che deve certo uscir nuovo a chi ignori la influenza e chiamiamola pure epidemia dalla quale va Roma attualmente travagliata. Non vi dirò una iperbole allorché vi assicurerò che degli abitanti di questa Città i 2/3 se non pure i 3/4 sono infermi di una malattia che qui si accoglie sotto il nome di Grippe, abbenché a me non paia essa signora. La grippe di Francia è si un’umor [sic] bizzarro e repentino, ma della parte morale dell’uomo; e tutto al più la consimiglianza che con simile capriccio dell’anima può presentare il nostro malore attuale potrebbe vedersi sotto l’aspetto della subitaneità capricciosa con che ti assale a guisa di un ghiribizzo di bella Signora. La gripe poi d’Inghilterra ritiene assai diversa fisionomia dell’idolo che or noi vagheggiamo. Lasciamo stare il modo della pronuncia che sarebbe graipe con la e muta: ma profferita alla italiana eziandio, dietro la sola guida dell’occhio, la gripe non significa che dolore di colica, dal che è tanto lontana la grippe nostra quanto voi siete lontana da me, dico per sesso e per distanza miliare. La nostra grippe consiste in subiti reumi di capo e di petto, varii di intensità nei varii temperamenti; benché il popolo nostro non possa a buon dritto che lagnarsi più della generalità che dell’asprezza. Pochi furono sin qui i morti. Moltissimi gl’infermi: anzi dite Roma, dappoiché chi «prima scappa dopo incappa». Ne’ soli spedali, gremiti di malati, accadono frequenti casi di morte; perché nella classe che frequenta que’ luoghi di riposo, per disposizioni sfavorevoli e per ritardo di appello il male assai facilmente degenera in acuto, e porta al Creatore che non vuol perder nulla delle sue fatiche. L’altr’ieri in certa famiglia che visitai, di 11 persone che tra padroni e domestici la compongono, n’eran malate 14! E ciò come? Infermò anche un servitore di supplimento, e poi il medico, e poi il chirurgo. I medici, o sono in letto, o pochi visitano, dico pochi rispetto ai moltissimi che entrano sulle lor liste. Da tutte le quali cagioni risulta che per qualche giorno una casa stenta a trovare chi le ordini brodo e che le ne dia. Io reggo ancora, ma lauda finem, perché, perché, perché... Parliamo di cose allegre. Dal confronto delle vostre 4 e 21 (rapporto alla S.a Leandra) esce la conseguenza che questa seconda è una pezza di tonaca da cappuccino per rattoppare una porpora da Cardinale / come disse la Chia[ra] Mem[oria] di Giulio da Pesaro /. Mi sono anche messo gli occhiali, ed ho conchiuso che secondo la vostra del 4 non è possibile che non abbiate pagata la stiratura, e secondo l’altra del 21 è possibile che non l’abbiate pagata. Questo logogrifo non m’entra in capo: ma pure alle corte: se l’avete pagata, ditemi per quanto, ed io vi manderò la pecunia; se non l’avete pagata, permettetemi di tornare a non capir niente. Eccoci al fustagno delle Zoccolette. La stessa Antonia, con le stesse gambe, per la stessa strada, allo stesso convento, dalla stessa Maestra Zoccoletta, andò, girò, arrivò, richiese lo stesso fustagno per lo stesso prezzo. E dopo tutte queste stesse cose, accadute in presenza del mio Cuoco-sarto e del mio Ciriolo, venne fuori la stessa canna di fustagno che io mandai a voi, ed andò dentro la moneta che voi mandaste a me. Io serbo poca memoria di pelo: so però bene, perché cosa recentissima, che la Maestra Zoccoletta, o bugiarda o cogliona (perdonate l’epiteto) assicurò all’Antonia, al Domenico e al Cirïolo quello essere il sicut-eratnunc-et-semper-fustagno della loro fabbrica. Or voi parlate solo di pelo, e parlate bene; ma come di qui si cava l’imbroglio? Ecco un secondo logogrifo da indovinare. Oggi pel cuoco-sarto io manderò altrove a dimandare il prezzo de’ fustagni pelosi come la carità pretina. Il Cuoco-sarto, antonomasia di Domenico Maranghini, è il solo quasi in che io possa far conto, dacché fa egli da Marta e da Maddalena per la malattia di 3 miei domestici, fra’ quali l’Ancilla Antonia. —

Art.o — . Borghi e Piccolomini. Molte cose e fatti mi dite di questi Signori. Mi pare di vedervi scrivere! La faccia mutata e il collo in tensione. Ma se qui avete ragione, come io credo che l’abbiate, avete ragione. — Cosa potrei oggi più farvi? Mi vedo a parte delle cause de’ vostri rancori, e m’inquieto anch’io per voi, per far cosa nuova. Però, un economo rinunciava, un procuratore moriva: voi abbisognavate di un procuratore e di un economo. Io stava quì, e voi . Voi dicevate: io faceva. Mi parve far bene: voi pure sul principio vi scriveste contenta: ma pure feci male. Chi vedesse il futuro andrebbe in paradiso di certo. Anch’io in casa aveva un legale, e credo onorato, se quì pure non erro: ma la lentezza [?] de’ suoi anni mi fece vedere che non faceva per voi; e poi, e poi, a me non piaceva che quattrini di casa vostra entrassero a casa mia. Tra i Curiali di Roma Borghi mi parve il più attivo, il più onesto: mi parve. Tra i prelati di Roma Piccolomini era parente a mia moglie e amico a me. Mi parve opportuno per voi. Furono eletti. Poi venne appresso un brutto settennio, il settennio delle vacche magre di Giuseppe, ed io non potei più spingere i buoi. Ora certo è accaduto gran danno. Voi gridate, questi gridano: io sto in mezzo, e ho due sole orecchie. Fischiano esse certo in vostro favore, ma le altre 4 orecchie di costoro non la intendono come le due mie. E notate, già che siamo in sui numeri che io ho salito altre volte i 95 gradini del Borghi per fare il ritiro delle carte. Il Borghi non v’era. L’ho però una volta trovato, e mi ha pregato di una dilazione di alcuni giorni per trovare il tempo di trovare le carte nelle posizioni che deve trovare. Questa pendenza va alla metà della settimana seguente: ed io spero che in ciò lo studio Borghi non vorrà essere banco fallito. Io poi ho una vocetta e due polmoncini che mi verranno in soccorso. —

Art.o — . Lavagna. La lavagna è un prodotto vulcanico una cui lastra incorniciata, infondata e incassata sta già aspettando la Croce di Dio. E se il sarto muore, per questo viaggio ancora la berretta non vede codesta fedelissima nostra provincia. —

Art.o — . Quadrati. Ringrazio il Sign.r faciebat, al quale pregovi dire, in risposta alla sua codicillaria, che sarà fatto da me il suo piacere circa alle medaglie: ma che però alla maniera del Borghi lo prego di tre o 4 giorni di pendenza, mentre per ora sto alquanto in faccenda per un opuscolo che voglio fare pubblicare relativam[ent]e a certo libro Maceratese. Ora stringo le idee; quando queste sono strette, la cosa va come una spada. E la Matildina anch’ella ha fatto il suo 28°? Brava Matildina! la lodo e la conforto a intendersela con la lavagna. Stà [sic] a vedere che davvero davvero le combinazioni arrivano al numero del quadrato di 6! A 30 già ci siamo. Cursus in fine velocior, dicono i Turchi. — Grazie a Madama di tutti i suoi ringraziamenti. Io sono un buon servitore e aspetto comandi sin che le forze mi reggano: dopo, chi si può salvare si salvi. Un’altra frase turca: salvete vel salvetote vos. State sani voi: ed io aggiungo del mio tutti: e tutti salutato risaluto. —

Ci resta un buchetto per ficcarci il nome del povero

 

S.r Belli?

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