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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
Signora Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
per Morrovalle
Mi giunge la vostra del 17 che indilatam[ent]e riscontro. Mi pareva che la diligenza arrivasse a Macerata nei Venerdì sulle prime ore della sera; ma debbo essermi ingannato per fallo di memoria: mi dicono che arrivi di notte avvanzata: [sic] di modo che al mio passaggio per colà, che accadrà nella notte tra il 27 e il 28, non potrò vedere alcuno. —
Vi assicuro che se io potessi fare un miracolo in mia vita, consumerei volentieri questo dono nel fatto delle vostre carte. Io non ho più né voce né gambe e, direi, né pazienza. Scrivete una lettera nobilm[ent]e energica a Piccolomini: intanto io lascio quì in Casa gli elenchi dettagliati che io feci e se il S[igno]r Giuseppe Perozzi viene a Roma, potrà valersene pel riscontro, qualora ne accada la consegna. — Sulla enciclopedia non so perché abbiate bisogno de’ miei chiari consigli per ritenere il meglio e dar via il peggio. — Odo con rammarico il vostro incomodo, il quale però ciò pure avrà per voi d’utile di farvi avvisata per l’avvenire e non disprezzar tanto i così detti elementi. Vedete se io aveva ragione di temere allorché nulla nella mia persona poteva darmi sicurezza contro le offese dell’atmosfera! Io, se fossi voi, ascolterei il medico, e tanto più un medico che mi amasse come il vostro ama voi. — Le faccende delle gambe paionmi sempre serie: per ciò compatisco assai il povero Rutilj. Auguro a voi le buone feste. Le parole dell’augurio vi giungeranno tarde, ma gli augurii agiscono alla traditora, anche dietro le spalle.
Sono il vostro aff[ezionatissi]mo a[mi]co e ser[vito]re
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