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Giuseppe Gioachino Belli Lettere a Cencia IntraText CT - Lettura del testo |
S.a Vincenza Perozzi, N.a M. Roberti
per Morrovalle
Dalla mia partenza al ritorno ho provato un inferno. La stagione invernale è tornata cinque volte con tutti i suoi furori in poco più di due mesi. Poco dopo messo piede in terra a Fossombrone la mia amica Contessa Torricelli infermò di reumatismo acuto, e cangiò in lutto la ilarità dell’ospizio. Io non ho fatto che assister lei, e solam[ent]e eseguii una gita di 24 ore a Pesaro a fine di ricondurre la madre della inferma. Malgrado tutta la cura, che, stando sempre in casa, io mi andava avendo contro l’ira de’ tempi, pure dopo alcuni leggieri preludii caddi finalmente infermo di febbri violente ed angina. Ne’ soli primi sei giorni del male versai sangue per dieci lamette, cioè colpi di esse. Nel 7° settanta mignatte mi succhiaron la gola. Di medicine e ghiaccio poi un profluvio. Il mio curatore è stato un condiscepolo di Pirro: il D.r Leonardi di Bologna. Durante la mia infermità altri quattro individui caddero malati nella Casa, il padrone cioè di essa, due suoi figlietti, e la prima cameriera della moglie, chi più chi meno gravemente. Il solo fidato amico poi della famiglia, il quale, da me ricambiato, mi aveva messo affezione, e mi andava assistendo e confortando, uomo di ogni vera dote di cuore e di spirito, morì all’improvviso. Stordito io fuggii da un soggiorno dove le sperate dolcezze cambiaronsi per me in tossico; e non ancora ben saldo viaggiai per Roma, dove sono dall’8, facendo bagni e stando sempre dentro una camera tacito e pensieroso. — Ho pure fatto un nuovo tentativo presso il Borghi. Dice esser già stesa la nota delle vostre carte, le quali uno di questi giorni saranno in mani del Prelato.
Sarà vero? Saluto tutti di vostra casa e resto
V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co
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