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Giuseppe Gioachino Belli
Lettere a Cencia

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Alla Nobile e Gentil Donna

Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti

Macerata

per Morrovalle

Di Roma, 2 gennaio 1836

Gentilissima amica

Ritardo di un ordinario la risposta alla vostra del 27 dicembre da me avuta il 31, perché all’ora di pranzo in cui la trovai in casa era già tardi per potere impostare. Vi ringrazio dunque delle vostre cortesie e vi ripeto mille augurii per l’entrato nuovo anno in nome ancora di mia moglie. Essa ha moltissimi ancora degli spilloni che aveste la bontà d’inviarle e de’ quali vi dimandò il prezzo da Voi taciuto. Gli stessi voti di felicità che io ho espressi a Voi comunicateli a Pirro a Vostra madre e a Matildina, alla quale direte non esser cosa eseguibile epistolarmente la nota de’ dittonghi che mi chiede. Le molte regole, le eccezzioni e le subeccezzioni [sic] rientranti nella regola richiedono un esteso trattato. Altronde o si vuole da Pirro usar grammatica, o no. Se non vuole usarla, riuscirà spinoso l’insegnamento per sola analisi: se poi vuole valersene, nella grammatica c’è il bisogno. Ciro sta bene, studia i classici latini, le matematiche, la prima letteratura e la musica. — Anche io sto bene.

Rendete i miei saluti a’ signori Liberati e Tomassini e credetemi pieno di stima al solito

 

V[ostr]o aff[ezionatissi]mo a[mi]co e servitore

G.G. Belli

* * *




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